Ho scelto questo titolo piuttosto emblematico anzi, forse oserei dire anche enigmatico. In realtà è un mio modo di dire in merito al controllo di gestione e a tutte le parole, articoli, formazione in tutte le salse, prospetti, software ecc.ecc. che oramai proliferano sui social e che di fatto sono destinati a rimanere lettera morta, nel senso che “piove e tuona tra le nuvole” ma a terra l’acqua poi arriva?, cioè a dire di tutto questo vociare poi al piccolo imprenditore chi ci pensa? All’atto pratico cosa ottiene? La vera domanda allora è:
ad un professionista che realmente vuole erogare il cdg ai propri clienti, tutte le teorie piuttosto che software di impossibile implementazione serviranno fattivamente a qualcosa?
Facendo un cammino a ritroso proverei a capire in primis quali siano le esigenze del piccolo (o micro imprenditore). Per quella che è la mia esperienza (mi occupo di consulenza in controllo di gestione e progettazione software dedicati oramai da più di 20 anni), il cliente ha sempre la necessità di:
- Sapere innanzitutto quanto gli costa realmente il prodotto che realizza.
- In funzione di quanto detto sopra, definire i corretti listini al fine di marginare correttamente
- Porre in essere i corretti preventivi, sempre per marginare correttamente
- Sapere in tempo utile se tutto gira senza intoppi ovvero se dovessero esserci dei problemi
Il tutto (o quasi) ruota intorno a questi 4 punti. Chi più chi meno ha sempre di partenza le stesse esigenze, magari con priorità ed importanza differenti, ma quasi certamente almeno uno (se non tutti e quattro) di questi punti rappresenta un “cruccio” per il piccolo imprenditore.
A seguire chiaramente interviene la “sete” di conoscenza previsionale, sia dal punto di vista economico che finanziario, il tutto condensabile nella famosa parola “budget” (tra l’altro obbligatorio per legge). Il punto focale però è questo: sia che si voglia puntare a rispondere alle prime 4 domande, sia che si voglia passare direttamente al budget, è assolutamente fondamentale porre in essere un valido e puntuale sistema di contabilità industriale. Alla base di ogni risposta c’è…la distinta base! Si può quindi sorvolare sulla mappatura dei cicli produttivi (o di erogazione se trattasi di servizi) e fare bene il controllo di gestione? La risposta senza ombra di dubbio è NO! Non ci sarà mai controllo di gestione senza l’evidenza di quelle che sono le fasi produttive, perché non esisterà un costo standard (punto 1) su cui costruire i listini (punto 2) passando per i corretti preventivi (punto 3) e capire se tutto gira nel modo corretto (punto 4). A seguire non sarà possibile realizzare il budget della produzione e quindi il master budget e a cascata tutto il resto.
Continuerà a piovere tra le nuvole senza che una goccia d’acqua arrivi a terra fintanto che verrà esclusa la contabilità industriale da ogni forma di pseudo controllo. Ciò vale anche in seno agli adeguati assetti così come vale per il piano industriale (non a caso si chiama così) in seno alla composizione negoziata. In merito a quest’ultimo aspetto, come si fa ad avere evidenza di una iniziativa industriale che possa risollevare le sorti dell’azienda se di questa iniziativa se ne ignora il costo in termini di impatto relativo ai prodotti (vecchi e nuovi) che si realizzano? Ostinarsi ad immaginare un sistema di programmazione e controllo buono per ottimizzare il conto economico dell’azienda seguita, piuttosto che adempiere al 2086 o ancora a definire un piano di ripartenza in merito alla cnc, sperando di ottenere questi dati dalle sole scritture contabili è e rimane pura utopia. I processi produttivi, la loro conoscenza prima e gestione poi sono fondamentali per qualsivoglia valido, concreto e fruttifero sistema di controllo di gestione.
Mi rendo anche conto che avere il giusto know how per affrontare il controllo di gestione così come l’ho appena schematicamente illustrato non è cosa semplice. Allora provo a sottoporvi una sorta di nuova frontiera della formazione pensata per i professionisti più avveduti. Per saperne di più clicca qui