In ogni mio articolo tendo a fondere l’importanza di un corretto sistema di programmazione e controllo, con l’esigenza a valle dello stesso di sapere intervenire per migliorare i flussi produttivi. La possibilità di sapere dove e come intervenire è strettamente legata alla presenza di un sistema di controllo di gestione. Vero è che azioni volte al miglioramento dei flussi possono essere apportate a prescindere, ma io credo che sia fondamentale dapprima misurare e poi, all’occorrenza, organizzare un’azione mirata e volta all’ottimizzazione dei processi produttivi. Da qui la lean ci aiuta davvero molto, in quanto si basa su principi replicabili spesso in modo semplice e senza avere particolari competenze (si pensi alle 5S).
La lean prevede che il flusso produttivo sia il più teso possibile, cioè a dire che non ci siano interruzioni lungo il suo percorso (o se dovessero essercene, che siano in numero limitato). Il chaku – chaku è un metodo che garantisce il flusso continuo (one piece flow – un pezzo alla volta) ove in una cella produttiva (già trattata nei miei precedenti articoli) i macchinari scaricano i pezzi in automatico in modo tale che l’operatore debba solo controllare visivamente il pezzo scaricato e caricarlo sulla macchina successiva in modo da rendere costante e teso il flusso produttivo (immagine sotto)
In sostanza il funzionamento è il seguente:
- La macchina A scarica automaticamente il pezzo a fine ciclo
- L’operatore prende il pezzo, lo controlla e lo porta alla macchina successiva B (che a sua volta ha appena finito il suo ciclo precedente scaricando automaticamente il suo pezzo)
- L’operatore carica il pezzo nella macchina B facendo partire la macchina (generalmente premendo un solo pulsante) e prende in mano il pezzo scaricato dalla macchina B relativa al ciclo precedente
- L’operatore controlla questo pezzo e lo porta alla macchina C che anch’essa ha finito il suo ciclo ed ha scaricato automaticamente il proprio pezzo
- L’operazione procede in questo modo rispetto tutte le macchine della cella
Il lavoro dell’operatore si limita al controllo visivo, al carico e all’avvio della macchina, nulla più. Il termine giapponese chaku-chaku significa “carica – carica”. Il layout della cella e quindi la disposizione delle macchine è tale da rendere facile, veloce e privo di errore il lavoro svolto dall’operatore. Generalmente l’avvio del macchinario avviene tramite pressione di un pulsante anche abbastanza grande così da permettere di essere premuto anche mentre l’operatore cammina. Questo tipo di cella è un primo passo, generalmente piuttosto economico, verso l’automazione dei processi. Ciò perché tendenzialmente l’automatismo legato allo scarico è piuttosto economico, mentre l’automatismo legato al carico piuttosto costoso quindi la cella chaku-chauku è vissuta come valida alternativa ad una costosa e completa automazione.
Il commercialista che vuole davvero implementare un corretto sistema di controllo di gestione in un’azienda, non può prescindere da questo genere di osservazioni al fine di ottenere il massimo risultato rispetto gli obiettivi prefissi. L’art. 2086 c.c. prevede, oltre che la possibilità di intercettare i primi segnali di crisi, anche la capacità di garantire la continuità aziendale. Tutto ciò non può prescindere dal sapere intervenire sotto i capannoni produttivi così da migliorare la redditività delle produzioni realizzate. Noi ci rendiamo disponibili verso i professionisti tramite una nuova frontiera della formazione, per saperne di più clicca qui.